In casa AC/DC non sono una novità gli atti di solidarietà nei confronti di associazioni benefiche. Dopo le ultime rivelazioni in merito allo stato di salute di Malcolm Young, il cantante Brian Johnson ha recentemente fornito il suo supporto ad una piccola associazione benefica inglese, dedicata al trattamento di pazienti affetti da demenza, dopo aver saputo di una lodevole iniziativa che consisteva nel condividere memorie personali dedicate allo sport. L’ente benefico utilizza racconti sportivi per prendersi cura delle persone anziane , in particolare gli uomini , che soffrono di depressione e di demenza, e coinvolgerli in gruppi che migliorano il loro benessere fisico e mentale.
“E’ stata una spinta incredibile per un ente di beneficenza gestito da due persone ricevere una telefonata dal cantante di una band che ha venduto più di 200 milioni di dischi” – ha commentato il direttore del network “Sporting Memories”, che ha base a Topcliffe, vicino a Thirsk, UK.
Ecco la memoria di Brian, condivisa sul sito ufficiale dell’associazione:
“Arrivavamo da Dunston, non avevamo la macchina. Passavamo attraverso Duston Park, poi dove c’erano i lavori per il gas, quindi per l’affluente che portava al fiume Tyne dalle miniere, fino allo stadio Gateshead. Non dimenticherò mai mio padre che ci portava nel posto dove Hughie Gallacher si suicidò buttandosi contro un treno. “Era il più grande giocatore mai esistito, figliolo” – Era molto rispettoso verso quel giocatore. Hughie giocò nel Newcastle che vinse il titolo nel 1927 e per mio padre era come un Dio. Andare a Gateshead costava poco, per quello andavamo li. Solo un penny.
Mio padre era solito portare in quel posto me e mio fratello Maurice. Quando arrivavamo non riuscivamo a vedere niente oltre il muro, così ci mettevamo sopra un piccolo sgabello. Ognuno ci saliva con un piede. Non avevamo idea di cosa stesse succedendo, ma era tutto molto emozionante. Avevo circa sette o otto anni ed era così entusiasmante vedere tutte quelle persone.
Essendo nato a Dunston ero abituato alla tranquillità, a parte al mattino presto, quando sentivi tutti i minatori e operai che camminavano alla fermata del bus. Alle 4:30 potevi sentire tutti quegli stivali con il fondo in acciaio marciare sulla strada, con tutti questi ragazzi dalle facce scure e i loro cappelli, tutti portati sul fianco (questo è il motivo per cui porto il cappello, per ricordare quegli uomini). Poi sarebbero tornati indietro con le loro sacche, giacche e cappotti del loro trascorso nell’esercito, tutte uguali. C’era questo grande rumore e poi la tranquillità.
Quelli che potevano permetterselo, o non avevano bambini, andavano a vedere il Newcastle. Fu solo quando ebbi 13 anni che andai per la prima volta alla Gallowgate End (una tribuna dello stadio ufficiale della squadra). Ma non vidi proprio niente! Ero ancora troppo basso e non avevo quello sgabello con me, come una volta!”