"Play Ball", il video. Di "AC/DC" ha ben poco.

Ho riletto qualche commento relativo al mio precedente articolo, riguardante la considerazione sul singolo “Play Ball”. Come è giusto che sia ci sono consensi, opinioni contrarie, qualcuno che chiede di prendere gli AC/DC in maniera leggera. In sintesi farsi andare bene tutto e apprezzarli per quello che sono e stop. Mi va bene, ma fino a un certo punto. Su un sito dedicato ai fans nonché sui relativi profili Facebook sono dell’idea che bisogna si fare apprezzamenti riguardo la propria band preferita, ma soprattutto saperla criticare con il giusto occhio. Sono dell’idea che la discussione costruttiva generi ancor più coesione tra i fans. Altrimenti non ci sarebbe motivo per parlare dei propri idoli. Prepariamoci quindi a farlo, perchè il nuovo video di “Play Ball” è pronto a ricevere un parere tutt’altro che positivo. In questo caso e in questo spazio, il mio.

Per una serie di circostanze che non vi sto a spiegare mi sono ritrovato a guardare per la prima volta il video senza poter prestare la giusta attenzione ai dettagli, e senza poterlo rivedere 3 o 4 volte di seguito. Pertanto, questa “costrizione” è servita per farmi un’idea immediata di quello che è riuscito a trasmettermi fin dalle prime decine di secondi: con tutto il rispetto per David Mallet, a parer mio il peggior video che gli AC/DC abbiano mai fatto.

Se pensavamo di aver toccato il fondo con il VHS di Fly on the wall (quella con i 5 clip nel bar di New York) in un periodo non proprio fiorente per la band, nel 2014 – duemilaquattordici – abbiamo aperto una botola e siamo andati qualitativamente ancora più giù. Paradosso, pur avendo a disposizione più mezzi, più persone, senz’altro più budget e quant’altro per ottenere un lavoro migliore. Oltretutto, questa volta non abbiamo nemmeno sfiorato quello che almeno era stato il voler rappresentare le radici della band – quelle di gruppo da pub, essenziale, scarno e diretto – come successo nei video menzionati qualche riga più sopra. Con il video di “Play Ball” abbiamo semplicemente un’esasperazione di tecnologia, mal gestita e di dubbio gusto. Sfondi animati applicati al “green screen” (o “chroma key”, già visto e ben dosato nel video di “Rock’n’Roll Train”), alcuni pacchiani, spezzoni di filmati senza nesso fra loro. Se non il “giocare a palla”. Grazie, ma che vuol dire? Non che gli AC/DC abbiano mai voluto lanciare messaggi profondi con i loro video, sia chiaro. Al limite un po’ di ironia e malizia (chi si ricorda i video di “Hail Caesar” e “Cover you in oil”) – oppure essenziali e schietti (alla “Stiff upper lip”, così “live”, in mezzo ad una strada). Questa volta non si sorride, perchè semplicemente ironia e malizia non esistono. Va bene, Brian è in forma, azzeccato il lancio del cappello di Angus prima del solo: non bastano a dare la sufficienza a questo video. Che qualcuno non trovi scuse nelle mode, nelle controtendenze e nelle cose “volute”.

Passi per le marginali inquadrature a un spero provvisorio Bob Richards (già, non c’è Phil Rudd – per motivi più o meno fondati), ogni tanto fuori sincro con la musica. Mi sarebbe anche piaciuta un po’ più di attenzione verso Stevie Young. Non è oramai un membro effettivo del gruppo? E ancora: possibile che la band non abbia supervisionato il lavoro, o perlomeno dato un occhio a video ultimato? E’ impossibile, a parer mio, non porsi questa domanda. Oggettivamente, chi avrebbe promosso un video del genere? L’unica risposta che potrei darmi, è quella che la band sia oramai davvero totalmente disinteressata al lato promozionale, e lasci completamente nelle mani di chi di dovere tutto ciò che non concerne il “suonare”. O meglio: non vorrei interpretarla come stanchezza o forzatura nell’intraprendere questo “ultimo giro”.

Sfogo finito e confido nel prossimo clip di “Rock or Bust”. Perlomeno i fans che erano presenti alle riprese sono una garanzia di successo, in un contesto senz’altro più genuino. Peccato solo che sono proprio loro, come me e voi che leggete (sempre se siete d’accordo con il mio parere) quelli che “soffrono” di più nel vedere qualcosa di così superficiale e mal prodotto, che sa davvero – troppo – di amatoriale.

Gabriele
gabriele@acdc-italia.com