Autore/i: Mick Wall
Editore: EdizioniBD
Pagine: 464
Anno prima edizione: 2013
ISBN: 9788866347507
di Gabriele Staff AC/DC Italia - gabriele@acdc-italia.com
Un libro particolare questo “AC/DC – L’inferno non è così male”: scritto da Mick Wall, giornalista dalla notevole carriera in ambito musicale, specialmente per la scena rock, è un’opera che oseremmo definire piuttosto schietta e tagliente, scritta da un punto di vista – a differenza delle altre biografie fino ad ora pubblicate – quasi totalmente soggettivo, che non risparmia pareri talvolta distruttivi, conditi con innumerevoli considerazioni personali spesso – se non sempre – esposte senza mezzi termini.
Il fatto di aver avviato la propria carriera professionale nel pieno degli anni 70, fa si che questo libro trasudi di esperienze vissute in prima persona, arricchite di curiosi aneddoti poco conosciuti ai più, nonché di un filo narrativo che non perde mai tiro, mantenendo la lettura sempre briosa, per tutte le oltre 400 pagine. Il modo di raccontare di Wall, come abbiamo detto poco sopra, è insolito per un’opera sulla band e, dobbiamo avvisarvi, a volte fin troppo schietto. In alcuni tratti, la sensazione è quella che l’autore abbia voluto alzare una volta per tutte quel sottile velo che ha da sempre celato – volutamente o meno, come accenna nella sua introduzione – alcuni aspetti della carriera degli AC/DC. Alcuni esempi? Dall’utilizzo delle droghe e la crudezza nel raccontare il loro ruolo nella carriera del gruppo, alle considerazioni ed ipotesi più o meno importanti sulla morte di Bon Scott e sul suo status psico-fisico, in alcuni tratti analizzato in maniera davvero toccante. Possiamo proseguire con i dettagli sulla dipartita di Phil Rudd nel 1983, mai raccontati così profondamente in altre opere, testimonianze di tour manager, ex membri, entourage della band, che riescono a trasmettere al lettore le vicessitudini descritte in manierà decisamente più incisiva.
Se da un lato tutto ciò non fa che rendere la lettura sempre più curiosa, dall’altro il punto di vista così soggettivo è e sarà inevitabilmente fonte di disaccordo con il vostro modo di considerare e giudicare i vari periodi della carriera della band, in quanto a fan. Alcuni capitoli – in particolare quelli dell’era Brian Johnson – sono forse narrati in maniera troppo leggera, senza la “cura” con cui vengono descritti quelli inerenti al compianto Bon Scott. Siamo tutti d’accordo che l’ascesa della band meriti più attenzione di altri periodi ma, a differenza dell’opera di Durieux e Englehearth (alla quale si fa spesso riferimento all’interno dell’opera, testimonianza della sua autorevolezza), in questo libro il periodo post-For those about to rock viene fatto scorrere in maniera piuttosto sbrigativa (e con qualche piccola imprecisione) a volta penalizzata dalla quantità di pareri non proprio positivi – descritti con la tipica schiettezza di Wall – sulla maggior parte dei lavori pubblicati dal 1983 ad oggi. Esempi? Definire ad esempio “Bedlam in belgium” una “sciocchezzuola poco inspirata” è un dettaglio che non riusciamo a digerire.
L’autore lo spiega comunque all’inizio del libro: tutto viene raccontato in maniera “onesta e sanguinosa”. Per noi ci è riuscito alla grande, donando a “AC/DC: L’inferno non è così male” la caratteristica di non essere “solo” un’altra biografia sulla band: se cercate un’opera imparziale non fa al caso vostro ma, se siete alla ricerca di qualcosa di “diverso” e che riesca con successo a stuzzicarvi pagina dopo pagina, entrate assolutamente in possesso di una copia. Sicuramente ritroverete tra le righe alcuni dei pensieri che a volte non avete voluto ammettere di avere sui vostri/nostri idoli, quasi per paura di bestemmiare nei confronti della vostra religione ACDCiana. Mick Wall è colui che – finalmente – ha avuto il coraggio di metterli per iscritto, sempre a cavallo di quella sottile linea che divide il disaccordo con l’approvazione.