di Gabriele Staff AC/DC Italia - gabriele@acdc-italia.com
Ed eccoci ancora qui, 14 mesi dopo i memorabili concerti di Milano, a raccontare la nostra esperienza riguardo il ritorno della band nel nostro paese. Un bis (o un tris) per coloro che avevano già assistito ai due concerti milanesi, un sogno realizzato, seppur con qualche difficoltà nel recuperare i biglietti, per tutti i fans che non erano riusciti lo scorso anno. Circa 47000 gli spettatori presenti: pullman e macchinate da ogni parte d’Italia e dall’estero hanno letteralmente intasato le strade di accesso allo stadio sin dalle primissime ore del pomeriggio di Mercoledi 19 Maggio, mentre parecchi fans si trovavano ai cancelli già dal mattino per accaparrarsi i posti in prima fila. Ore 16.00: aprono i cancelli. Noi raggiungiamo lo stadio intorno alle 17.00 ed entriamo nella zona “braccialetti”, posizionandoci a metà tra il palco e la piattaforma elevatrice, vicino alle transenne, nella parte sinistra.
Non vogliamo soffermarci più di tanto sui due gruppi di supporto: Maurizio Solieri (chitarrista storico di Vasco Rossi) e Le Vibrazioni. Mentre il primo si è rilevato all’altezza di coinvolgere i già numerosi presenti in maniera pressoché adeguata, la band milanese non è riuscita pienamente nell’intento di scaldare il pubblico, se non durante l’ospitata del rocker Pino scotto che, prima di attaccare con “Rock’n’Roll” degli Zeppelin, ha giustamente ricordato la recentissima scomparsa del cantante Ronnie James Dio, seguito da un sincero applauso degli spettatori, uno dei pochi uditi nel corso dei quarti d’ora precedenti. Concludendo questa breve parentesi, possiamo affermare che la scelta de Le Vibrazioni come band di supporto è forse stata un’abile mossa discografica d’immagine, ma davvero poco azzeccata per l’occasione in termini di sound e inerenza all’intero evento. Quasi sicuramente questo il motivo di tanti fischi e striscioni piuttosto espliciti nei loro confronti…
Ore 9.30: Si spengono le luci e lo stesso treno che accompagna la band in giro per il mondo da oramai quasi due anni appare sullo schermo nell’oramai consueto filmato, per poi esplodere al termine della sua corsa in una raffica di fuochi ed esplosioni. Questa volta, al posto che entrare direttamente dai lati del palco, Angus appare come per magia al termine della passerella, che si estende fino a quasi metà campo, attaccando con il riff di Rock n Roll Train, mentre gli altri componenti della band si posizionano ai loro posti. Peccato solo non abbiano funzionato a dovere i fuochi ai bordi del corridoio subito dopo l’esplosioni iniziale, a quanto pare per questioni legali (leggi articolo). Ad ogni modo, fortunatamente solo dopo un anno e mezzo, è nuovamente l’apoteosi.
Non pensiamo sia indispensabile descrivere ogni singola canzone eseguita, visto che la scaletta proposta si è discostata ben poco da quella presentata ai due concerti di Milano; l’unico brano differente infatti è High Voltage, piazzato poco dopo la metà della setlist in sostituzione di Dog eat Dog già dalle date Australiane dello scorso Marzo. La band comunque parte bene, Angus in divisa blu scuro, i capelli lunghi sino alle spalle lo ringiovaniscono di qualche anno. Brian è in forma, la pausa di un mese dopo il ritorno in USA per recuperare i concerti annullati lo scorso Ottobre pare avergli giovato. Abbiamo notato una più lenta esecuzione di alcune canzoni, Back in Black e Big Jack su tutte..scelta voluta per esigenze “energetiche” o pura casualità? Poco importa, dopo oltre 100 date in giro per il mondo un po’ di stanchezza è giustamente ammessa; dovremmo invece ringraziare la band di essere ritornata in Europa, visto che il tour doveva terminare con i concerti Giapponesi…
Le canzoni scorrono veloci, il pubblico risponde abbastanza bene, forse leggermente meno euforico dei concerti milanesi. Un’atmosfera meno caotica di sicuro, che ha permesso anche a coloro che si sono posizionati nelle prime file di godersi discretamente lo show. Gli animi si scaldano ulteriormente verso le fine del concerto, dopo la pausa al termine di una monumentale Let There Be Rock, nel vedere Brian che indossa la maglia della nazionale italiana sotto il suo gilet. Una sorpresa per tutti, un grande obiettivo (in parte) raggiunto per noi dello staff, che descriveremo più approfonditamente in uno speciale apposito .
We salute you Udine e Forza Italia! E’ questo l’urlo al termine delle 2 ore di Spettacolo, con la S maiuscola, che 5 ragazzi riescono ancora a dare dopo cosi tanti anni di carriera. Perdoniamo loro qualche errore e altre piccole sbavature nel loro spettacolo, ci mancherebbe altro, è solo per pura pignoleria da appassionati fino al midollo. Basta osservare le tante persone entusiaste che si dirigono verso le uscite, quasi con le lacrime agli occhi, euforiche per aver finalmente realizzato il sogno di una vita. I chilometri percorsi per venire al concerto sono oramai dimenticati, non resta quindi che tornare al parcheggio con una immensa soddisfazione nel cuore: quella di poter dire “Udine, io c’ero!”
La scaletta del concerto
- Rock’n’Roll Train
- Hell Ain’t a Bad Place to Be
- Back in Black
- Big Jack
- Dirty Deeds
- Shot Down In Flames
- Thunderstruck
- Black Ice
- The Jack (Angus strip)
- Hells Bells
- Shoot to Thrill
- War Machine
- High Voltage
- You Shook Me All Night Long
- TNT
- Whole Lotta Rosie
- Let There Be Rock
- Highway to Hell
- For Those About To Rock