Abbiamo intervistato Simon Wright appena prima del concerto al Black Horse di Cermenate (CO), il 29 Dicembre 2011. Il disponibilissimo (anche se per non più di 10 domande) e simpatico batterista si trovava in Italia per un mini tour di 4 date insieme al tributo milanese Riff Raff. Ringraziamo il singer Edo Arlenghi per l’aiuto nel realizzare l’incontro con lui.
Partendo dai gruppi o i dischi per te significativi, come hai scoperto gli AC/DC?
I primi furono i Led Zeppelin, ai tempi chiesi a mia madre di comprarmi ogni loro album. Lei si meravigliò molto e mi comprò “Led Zeppelin III”: io ci rimasi piuttosto male perchè quest’album aveva parecchie parti acustiche e poca batteria nonostante ci fossero comunque buone canzoni! Dopo loro vennero i Thin Lizzy e poi vidi gli AC/DC alla TV. Ai tempi c’era un programma chiamato Sight & Sound: quella sera dovevano suonare i Nazareth ma poi annunciarono che la puntata non sarebbe andata in onda; la loro esibizione venne sostituita con quella di una nuova band chiamata AC/DC. Me lo ricordo bene: stavo guardando la TV con mio padre e rimasi allibito: “Chi cazzo sono questi?!!” (il concerto è quello di Londra al Golders Green Hippodrome dell’Ottobre 1977)
Sei entrato poco più che ventenne in una delle più grandi hard rock band in circolazione. Come consideri la tua esperienza in generale (nel bene e nel male) con gli AC/DC e soprattutto, come ti sei sentito così giovane all’epoca, a far parte di una band già così famosa?
Si, entrai a far parte della band a circa 20 anni. Per me fu proprio un sogno divenuto realtà! Come vincere alla lotteria! Una cosa incredibile! Le prime settimane mi sentii piuttosto frastornato, come essere in una lavatrice. Non ero abituato a viaggi, aerei, limousines, security e cose simili….
Vuoi raccontarci della tua audizione e del tuo stato d’animo non appena sei venuto a sapere di essere preso? Ti ricordi le canzoni che suonasti?
C’era un annuncio su una rivista musicale che diceva più o meno “Serve un batterista, e se non li hai (gli attributi…) non rispondere!”. Risposi e mi recai all’audizione. Avevo comunque l’impressione che l’annuncio potesse riguardare una band abbastanza importante. C’era il tecnico della batteria (Diky Jones che collabora ancora oggi con la band) che mi disse semplicemente di suonare seguendo le canzoni che sentivo dallo speaker. Suonai brani di ZZ Top, AC/DC e Led Zeppelin. Alla fine pensai di aver fatto un buon lavoro, il tecnico della batteria si complimentò con me aggiungendo “Ci sentiamo”. Infatti 4 ore più tardi mi richiamò chiedendomi di tornare. Io però non avevo più soldi ma lui mi riassicurò dicendo “Non ti preoccupare, tu torna qui che poi paghiamo noi il taxi”. Cosi feci. Questa volta il tecnico mi portò in una parte diversa dello studio di registrazione: scendendo le scale vidi parecchi flight case degli AC/DC e pensai “Cazzo non è possibile!”. La news che Phil Rudd aveva lasciato la band non era ancora stata divulgata. Volevano rendere le cose semplici, se avessero messo sull’annuncio che gli AC/DC stavano cercando un batterista, si sarebbero presentati in 20.000! Comunque alla fine li incontrai e fu fantastico, sono persone umili e semplici.
A parte il cibo e il vino, hai dei ricordi inerenti alle date in Italia degli AC/DC (la prima a Nettuno, Roma, il 5 Settembre 1984)?
Si mi sembra che aprirono il concerto i Motley Crue. Noi suonammo alla grande come capitava spesso, con gli AC/DC. Ricordo che in quei giorni incontrammo anche i parenti di Brian Johnson e pranzammo tutti insieme. Quell’anno (1984) ci fu il tour Monsters Of Rock e li fu la prima volta che incontrai Ronnie (James Dio). Lui si comportò benissimo con me: pur essendo all’epoca solo un ragazzino lui mi trattava con rispetto e si assicurava che tutto fosse a posto, si prendeva cura di me. Veramente una gran persona.
Ci sono delle canzoni in particolare che amavi suonare dal vivo e in studio?
Su tutte adoravo suonare Let There Be Rock, anche se live era davvero lunga! Anche Back in Black. Comunque ce ne sono parecchie di grandiose.
Una domanda per i fan più accaniti degli AC/DC. Ricordi di aver registrato tracce durante le session di Fly on the wall o Blow up your video, poi escluse dagli album?
Ricordo che ce ne furono alcune durante la registrazione di Blow Up Your Video, che poi divennero b-sides o singles, canzoni come Snake eyes, Borrowed Time. Invece non mi sembra che ce ne siano state per Fly On The Wall.
In rete c’è una foto che ci ha sorpreso. Ti ritrae in compagnia di Chris Slade e Phil Rudd, nel backstage di uno show dell’ultimo tour degli AC/DC. A tal proposito, è stata la prima volta che hai re-incontrato i tuoi ex-colleghi? Hai voglia di raccontarci qualche aneddoto e sensazioni dell’incontro?
La mia ragazza scattò quella foto. Eravamo al Forum di Los Angeles nel 2008, durante la prima parte del Black Ice Tour. Avevo un amico che si curava delle luci, Cosmo Wilson. Ha lavorato per un paio di anni anche con R.J.Dio. Mi invitò al concerto. Io ero abbastanza scettico nel rivedere tutti quanti ma poi lui insistette dicendo che anche Diky Jones (il drum tech) aveva voglia di stare insieme. Cosi accettai. Incontrai tutta la band compresi i famigliari al seguito e il tutto avvenne serenamente.
Italian bastards come saprai è il disco d’esordio dei The Rocker/Riff Raff (la band con cui ti esibirai stasera), una delle più valide realtà italiane in ambito hard rock. Com’è nata questa collaborazione?
Abbiamo un amico in comune che mi contattò all’inizio dell’anno. Io però ero impegnato in un progetto che poi divenne i “Dio Disciples”. Durante la fine dell’anno ero comunque libero così ho pensato “perché no?”. Mi piacciono molto questi ragazzi, ci divertiamo e sono anche dei bravi musicisti.
Come pensi si sia evoluto il mondo della musica nelle ultime decadi e quali consigli ti senti di dare alle band attuali che stanno cercando di avere un contratto discografico?
La cosa fondamentale è suonare tantissimo dal vivo. Se avevi qualche canzone buona una volta le case discografiche ti proponevano soldi per fare i dischi, ora non succede quasi più. La differenza è che adesso si sfrutta quasi esclusivamente internet per promuovere un disco, cosa che prima non esisteva. Ora si possono usare i social networks e youtube per la promozione. E’ una buona cosa, ma ci sono troppe bands che lo fanno e troppe nuove bands sembrano copie di altre oggigiorno. Poi ovviamente una volta si andava a comprare il cd: il bello era scoprire che non solo la canzone che ascoltavi alla radio era interessante ma tutto l’album era solido dall’inizio alla fine. Ora la gente scarica online i singoli e non compra più i dischi.
C’e’ qualcosa di cui ti penti riguardo alla tua esperienza con gli AC/DC?
E’ stato grandioso, non ho nessun rimpianto. Non dico che ogni cosa era perfetta, ci furono tempi duri ma comunque sono contento e non ho risentimenti.
Com’è lavorare con i fratelli Young rispetto a Ronnie James Dio?
Lavorare con Malcolm ed Angus è stato simile al lavoro che ho svolto con Ronnie. Sono tutti molto produttivi. Idee che arrivano a raffica. Sia i fratelli Young che Ronnie cominciano a scrivere e a sviluppare la canzone da piccoli riff, poi lavorandoci su diventano i pezzi grandiosi che conosciamo. Era un piacere assistere allo sviluppo dei brani perché sei li che ascolti il riff prima di ogni altra persona e dopo che ci lavori diventano canzoni complete, delle vere gemme. E’ una cosa speciale, quasi magica. Malcolm e Ronnie sono tra la più grandi menti musicali di sempre e sarebbe stato interessante vederli lavorare insieme, anche se la cosa non avrebbe probabilmente funzionato essendo tutte e due dei personaggi molto tenaci e determinati. Ronnie era sicuramente attento ad ogni piccolo dettaglio.
Qual è il ricordo migliore che hai di RJ Dio?
Ce sono tantissimi. E’ stato il mio migliore amico per anni. Era una persona informata su tutto. Molto umile, si ricordava di tutti, una memoria incredibile…Io non ho questo pregio.